venerdì 25 luglio 2014

Lezioni da imparare



Ieri ero partita con un bel post. 
Già me lo visualizzavo con una certa soddisfazione. Mi piaceva proprio, mi sentivo ispirata.
Partiva dall'aver trovato su Facebook questa immagine:




Cavolo, era sconvolgente. Un'indagine tra studenti delle superiori a cui si chiedeva quando era giustificata la violenza sessuale (e tra l'altro, MA CHE DOMANDA É??)
E le risposte sembrava giustificassero lo stupro se lei improvvisamente cambiava idea durante un rapporto, se lei lo aveva eccitato, se avevano appuntamenti da molto tempo eccetera. Tipiche situazioni da friendzone.
Giustificazioni date sia da ragazzi che da ragazze.
Ero già pronta a scrivere "caspita, terribili le nuove generazioni, è tutta colpa dei media e della società ecc ecc".
Quando per fortuna la Dea Delle Blogger mi ha sussurrato di controllare bene la fonte.
Di fare fact checking, insomma. Perché recentemente una notizia che aveva fatto scalpore, quella della infibulazione obbligatoria per le islamiche si è rivelata una bufala senza nessun riferimento certo come fonte.

E menomale. Perché anche questa foto, anche se non falsa, è poco veritiera e distorce la reale motivazione per cui è stata fatta.
Innanzi tutto, deriva da uno studio, "Adolescents' cues and and signals- sex and assault" presentato in un simposio a San Diego nel 1979!!!! 
E quindi niente richiami ai "giovani d'oggi".
Inoltre lo studio originale non dava come consegna di rispondere Sì/No, ma di dare un punteggio da 1 a 5. L'originale tabella è questa:


Una certa differenza c'è.
 La tabella precedente è contenuta in un altro studio del 2003: Sexual Violence: Opposing Viewpoints. San Diego: Greenhaven, 2003. Non scritto dalla povera Jacqueline Goodchilds che comunque esiste e insegna alla UCLA.
Ma che usa i dati del 79 per confermare le proprie tesi, trasformando i dati della tabella originale in percentuali.
Quindi, post e idea iniziale buttati nel cestino. Ma un viaggio interessante nel fact checking. Che dimostra che le bufale o le imprecisioni non risiedono soltanto nei post sulle scie chimiche, sui rettiliani o i melariani.
Ma si trovano nascoste anche in argomenti ben più seri, col pericolo di creare discussioni o false credenze nelle/negli utent* o che non abbiano tempo (e voglia) di trasformarsi in Miss Marple. O Sherlock Holmes.

giovedì 24 luglio 2014

Sessismo a dosi quotidiane


A volte le esperienze personali non rimangono circoscritte alla propria sfera.  Qualcosa ti spinge a esternarle a rendere partecipi altre persone, a cercare di impedire che ad altre persone succeda la stessa cosa che è successa a te.

Questo è ciò che c'è dietro alla storia del il progetto Everyday Sexism. La sua ideatrice, Laura Bates, inglese, di 27 anni, si è messa in gioco dopo che si è accorta che quasi ogni giorno aveva occasioni di sentirsi a disagio. Fischi, battutine, uomini che ti seguono, esibizionisti, molestie che le capitavano spesso, una volta riuniti tutti insieme le sono sembrate impressionanti.
A quel punto ha cominciato a confrontarsi con le amiche e si è accorta che a ogni ragazza succedeva la stessa cosa.


“Cominciai a parlare con le altre donne e non potevo credere a quello che raccontavano. Molte di noi pensano solo di essere sfortunate finché non parlano con le altre" 







Da lì ha avuto l'idea del progetto Everyday sexism. Un sito che raduna testimonianze e racconti  delle storie di ordinaria molestia di ogni donna che abbia la voglia di raccontare la sua storia. O quella della mamma. O della nonna. In due anni ha collezionato 70.000 storie da 20 paesi (mica bruscolini!).
 In Inghilterra ha ottenuto l'appoggio di molti politici.
Ha parlato alle Nazioni Unite, in alcune scuole e  collaborato con la polizia locale inglese per cercare di ridurre le molestie sui mezzi pubblici.
Forse grazie anche a questa comunità, nella quale le donne si rispecchiano l'una con l'altra, le denunce sono aumentate del 36%.
Questo progetto è esteso anche in Italia.E le storie raccontate fanno rabbrividire per la loro quotidianità.
C'è Cloe che racconta di come in ufficio un suo superiore la tratti come una bambinetta incompetente mentre un suo collega maschio no.
Chiara che racconta di come sia stata avvicinata in un parco da un uomo che con la scusa di difenderla da un eventuale masturbatore in realtà voleva approcciarla.

"Al mio rientro a casa ho raccontato subito l'accaduto a mio fratello maggiore che è andato su tutte le furie e ha anche pensato di uscire a cercarlo. Quando poi è arrivata mia madre sono scoppiata a piangere; lo so che questo non è un fatto gravissimo e ci sono donne che hanno subito di peggio, ma mi sono sentita spogliata della mia dignità, perché mai in tutta la mia vita qualcuno si era rivolto a me in un modo tanto oltraggioso, come sono se fossi un oggetto per il trastullo altrui. La cosa che mi fa più male è il fatto che non posso stare nemmeno tranquilla nei dintorni di casa mia passeggiando allegramente con il mio cane. Da quella volta quella strada non la faccio più da sola ed è passato qualche tempo prima di farla tranquilla senza aver l'ansia di incontrare quel lurido."
Ma anche situazioni più banali, purtroppo,  come ad esempio quelle legate al pregiudizio della "donna al volante pericolo costante"
"Odio quando le persone dicono, se qualcuno si parcheggia male o fa una manovra sbagliata in macchina e poi scoprono che è stata una donna, "Ah, ecco perché" mentre se è stato un uomo e lo si fa notare a volte viene persino giustificato."
oppure
Durante il mio esame di guida l'esaminatore mi disse che se gli fossi stata "simpatica" forse non mi avrebbe fatto parcheggiare la macchina, non sono stata "simpatica" e alla fine mi ha fatto parcheggiare, non sapeva che so farlo da Dio Alla mi ha pure detto "Ah però! Parcheggi come un uomo!"

Si potrebbe continuare all'infinito spulciando le testimonianze presenti in questo sito. Che fanno paura proprio perché considerate normali, e magari sono considerati pure dei complimenti alla rovescia, di cui essere orgogliose. 
Ma, come dice Daria, riassumendo il mio pensiero:
Sono esagerata perchè non rido quando mi insultano, non so stare allo scherzo. Prendo tutto troppo sul serio. Che vuoi che sia... e giù commenti su donne che non sanno guidare, che sono isteriche, pazze, incompetenti, che vogliono sempre comandare (questa è la mia favorita...). C'è differenza fra comicità e clichés sessisti.
Amen, sorella.

P.s. grazie a Monica Ricci Sargentini per lo spunto. Il link al suo blog e al suo articolo http://lepersoneeladignita.corriere.it/2014/07/21/fischi-commenti-e-molestie-contro-le-donneil-successo-del-sito-per-fermare-il-sessismo/#more-6928

martedì 15 luglio 2014

Quelle sessiste delle Emojii



Ieri ho scritto un SMS. Una attività che facciamo tutti, decine di volte al giorno.
Per descrivere al meglio gli stati d'animo  ( perché si sa, la parola scritta può creare fraintendimenti a seconda del "tono" con cui si legge) usiamo quasi tutti gli Emojii, le faccine e i disegnini che oramai possiamo inserire velocemente dalla tastiera dello smartphone.
Stavo scrivendo un SMS, dicevo.
Avevo bisogno di inserire il personaggio della sposa e dello sposo. 
La prima no problem. Per il secondo ho cominciato a scorrere tutte le sezioni.
Ma nulla, non esiste un Emojii che assomigli lontanamente a uno sposo (o a un uomo elegante).
E allora é come se le avessi viste con gli occhiali di genere.
Negli Emojii è solo la donna che si sposa. Che balla e fa attività frivole tipo darsi lo smalto, tagliare i capelli, rilassarsi con un massaggio.
Inoltre solo con la donna si raffigurano stati d'animo che sono già presenti nelle faccine gialle unisex: la tristezza, il dubbio, fare ciao.
Naturalmente lei ha la maglietta rosa, lui quella celeste.
Non sia mai che ce li confondiamo.
E l'uomo cosa fa? É triste. E scappa. Immagino che non voglia sposarsi, lui.
E lei ha una grande varietà nella scelta degli outfit.
Vestito, bikini, camicette, scarpe col tacco, stivali, borsette, rossetto, fiocco e ombrello. Pure un kimono, che fa tanto esotico. 
Lui camicia con cravatta, scarpe eleganti e da ginnastica, ventiquattrore e un cilindro.
Cosa ci trasmette in maniera subliminale tutto questo? Che alle femminucce piacciono Solo cose frivole, amano curarsi ed essere belle. Non lavorano. E vogliono essere sposate (con tanto di anello).
I maschietti invece sono pragmatici, lavorano e si vestono in modo molto basic. E scappano.
Certo ci sono le coppie gay friendly, ma sembrano messe lì come per dire "visto? Noi delle Emojii abbiamo a cuore le differenze e il movimento LGBT!"
Ma poi reiterano la visione mainstreaming dell'essere uomo e donna. I due mondi vicini e distanti.
Ma non siamo più così. Almeno non tutti.
Voglio delle Emojii più eque. Che so, un uomo che si depila o che si rade la barba. 
Quasi quasi faccio una petizione.